Adottare un cane non è una scelta facile. Non lo è per nessuno, neanche per chi insegna alle persone come rapportarsi con i cani.
È ancora più difficile costruire un rapporto costruttivo con loro, anche per chi sta con cani e
proprietari tutti i giorni. È forse facile per un maestro crescere i propri figli? No, il compito è reso più difficile dal filtro affettivo che tutti noi mettiamo nei rapporti con i nostri famigliari.
Fatta questa dovuta premessa, comincio la mia narrazione.
Ho conosciuto Milo, mix pastore, in canile nel 2005 circa, ero all’inizio del mio percorso nella cinofilia. Facevo la volontaria e tutte le domeniche (mio unico giorno libero dal lavoro) andavo e portavo a fare una passeggiata i cani che mi erano stati assegnati.
Sono rimasta colpita subito dalla personalità di Milo, sempre allegro nonostante le circostanze, sempre così vitale e con fiducia nella vita e nel futuro.
Era molto irruente e non tutti lo portavano fuori, così lui mi aspettava tutte le domeniche con il sorriso su quel suo musone. Gli mettevo il guinzaglio e uscivamo. Tirava come un trattore. Allora decisi, nella mia infinita ingenuità ed inesperienza di ventiseienne, di lasciarlo libero lungo il fiume.
Non è mai scappato, non si è mai allontanato, mi teneva sempre d’occhio e appena lo richiamavo tornava immediatamente. È stato paziente ad aspettare che io cambiassi casa e lo adottassi.
Milo aveva un enorme problema. Problema assolutamente mascherato dai suoi enormi pregi, ma quando questo problema emergeva in determinate circostanze… ecco, non era facilissimo gestirlo.
MILO NON AMAVA FARSI MANIPOLARE DAL COLLO IN GIU’ ED ODIAVA LE AUTO.
Ho pensato: “Perfetto, posso gestirlo”. Quanta ingenuità santo cielo…….
Il giorno che l’ho adottato credo sia rimasto negli annali del canile come l’adozione più disastrosa del canile stesso.
Dopo aver firmato tutti i documenti, vado tronfia nel suo box a prenderlo, lui mi accoglie con il solito sorrisone a duecento denti. E ricordiamoci della parola DENTI. Gli metto il guinzaglio e lo porto fuori vicino alla mia auto, apro il bagagliaio e… “oplà Milo!”… Milo non si muove, anzi indietreggia…
Ok riproviamo… tiro un pochino il guinzaglio e ripeto “Dai Milo, oppalalà!”. Milo mi guarda e
indietreggia ancora…
“Che succede? Non ti piace la macchina per caso? Ti giuro che poi la cambiamo…dai amore, forse hai paura di saltare? Ti aiuta la mamma…”
A quel punto mi sono avvicinata a lui e ho provato a sollevarlo cingendogli la vita con le braccia…
Milo emise un suono da fare invidia a Godzilla che arriva a New York, e mi ricordò, con un sorriso smagliante, che aveva duecento denti e non aveva paura di usarli…
Ok Sabri siamo nella cacca.
“Milo tesoro noi abitiamo a circa trenta chilometri da qui… devi per forza salire in macchina…non possiamo camminare lungo le statali a piedi per due giorni… dai riproviamo”
Mi accostai a lui e cercando di avvicinarlo all’auto gli misi una mano sul dorso, a quel punto Milo pensando sicuramente: “Ma sei idiota? Che cosa non ti è chiaro? Non devi toccarmi!!”
Ecco però non utilizzò proprio le parole, ma alzò il pelo e dopo essersi irrigidito, dandomi la falsa speranza che in qualche modo si fosse arreso, si girò e fece schioccare i denti vicinissimo alla mia mano. Facendomi capire che la mia mano era ancora attaccata al braccio solo per suo volere.
Perfetto, e adesso?
Tutta la scena era stata vista da uno degli addetti alla pulizia del canile. Un ragazzone alto e di poche parole, che trattava i cani in modo davvero distaccato.
Si avvicinò e con una calma disarmante mi disse: “Faccio io” e sparì all’interno del canile. Ne uscì qualche minuto dopo con una coperta. Senza proferire verbo si avvicinò a Milo gli gettò sopra la coperta, lo prese in braccio e lo mise in macchina. Chiuse il portellone dell’auto e disse: “Fatto” e sparì all’interno del canile.
Credo che in quel momento mi sia caduta la faccia a terra.
Salì in auto e osservando il musone incredulo di Milo dallo specchietto retrovisore, cominciai a guidare verso casa…
Questa esperienza mi insegnò che l’intenzione è davvero importante nei rapporti…insegnamento che mi è stato utile qualche anno dopo.
To be continued…