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“Ma il cane me lo spedite??”

Nell’articolo precedente ci siamo lasciati con i sig.ri Rossi che vagavano di canile in canile cercando un cane. Quella che ritenevano una impresa di poco conto si è rivelata ardua e difficoltosa e, quando non di sa che pesci pigliare, da qualche decennio a questa parte che si fa? Si acchiappa il telefonino, consultando il novello oracolo che fornisce tutte le risposte, senza scomodare le interpreti dei fondi di caffè e aruspici che frugano negli intestini delle pecore offerte in sacrificio agli dei.

Insomma, ci siamo capiti, aprono Google.

Appena digitano “adottare un cane taglia piccola” escono 382.000 risultati che spesso riportano ad altrettante pagine FB o siti web.

Rincuorati dal risultato, iniziano a consultare qualcuna di queste pagine e, nella quasi totalità, si rendono conto che sono animali che provengono da qualche regione del sud Italia. Preso atto di questo dettaglio si perdono nelle centinaia di foto di musetti e occhioni dolci, senza badare troppo alle descrizioni (che spesso, purtroppo, anche se dettate dalla volontà di trovare una casa a questi poveretti, potrebbero essere riutilizzate per tutti i cani perché troppo generiche e raramente descrivono proprio il carattere e le attitudini di quel soggetto lì). Ad ogni modo, dopo qualche giorno di discussione e confronto, finalmente hanno deciso! Vada per Pallina, cucciola di 3 mesi futura taglia piccola (pesa già 3 kg, ma lasciamo stare…). E adesso?

Adesso si chiamano i numeri dell’appello per capire cosa si deve fare. Nel frattempo, nel carrello di Amazon è già stato messo un collare e un guinzaglio rosa con le farfalle, una cuccia morbida e tutto quello che l’amato colosso cerca di appioppare con quella frasetta diabolica “Spesso comprati insieme”, il tutto consegnato domani e con i resi gratuiti. Ormai è tutto a portata di un click e l’unico timore che inizialmente avevamo tutti con gli acquisti online era: “E se poi non mi piace/non mi sta/cambio idea?” ormai è stato spazzato via dalla facilità con cui si possono fare i resi*.

Ecco. Il punto è proprio questo. Quando si adotta un cane, ci si dovrebbe concedere il diritto di conoscersi e capirsi prima di fare una scelta, o, perlomeno, meditare molto bene ed essere pronti a qualsiasi evenienza. Altrimenti sembra un matrimonio per procura. Facendo la fatidica telefonata, ammesso che la piccola Pallina sia ancora disponibile, andiamo a muovere una macchina molto complessa, con tanti attori e tanti punti interrogativi.

Iniziamo: dopo un primo colloquio telefonico, se i volontari sono un minimo seri, vi invieranno un dettagliatissimo questionario da restituire compilato e vi proporranno un controllo pre-affido a casa vostra, fatto da un volontario disponibile della zona. A quel punto inizieranno a chiamare contatti di contatti pregando qualcuno (spesso a loro sconosciuto) di prendere un appuntamento per fare questo benedetto controllo, che altro non è che una visita per verificare che ciò che dite corrisponde a realtà, controllare eventuali recinzioni, intenzioni e accordo tra i componenti della famiglia nel prendere il cane. Il tempo di questa ricerca non è quantificabile e quindi passano i giorni.

Se si riesce a fare e superare questo step, che ha una connotazione decisamente soggettiva da parte del volontario/a, si passa all’attesa.

Certo, perché i trasporti costano e sono un tasto dolente.

In genere, per i volontari del sud le opzioni sono due: aereo e staffetta in furgone. Per i voli, si cercano dei passeggeri che fanno la tratta di interesse e che siano disponibili a far imbarcare un “bagaglio ingombrante” il cui sovrapprezzo viene saldato dal volontario. Per comodità facciamo l’esempio Catania – Torino. Si devono allineare i pianeti e avere qualcuno disposto a fare il viaggio con un aereo con la stiva pressurizzata, qualcuno in aeroporto all’arrivo ad accogliere quello e altri cani che magari devono essere smistati presso altre famiglie e poi avere qualcuno che imballi le gabbie (che sono omologate per i viaggi aerei e molto costose) e le invii di nuovo giù. E’ un percorso ad ostacoli ma dal punto di vista del cane è meglio, perché nell’arco di poche ore giunge a destinazione.

Altra alternativa sono le cosiddette staffette, che in principio nascevano per coprire delle singole tratte che unite tra loro portavano il cane a destinazione, e poi sono diventate un vero e proprio lavoro per persone che hanno attrezzato dei furgoni per trasportare 20 – 30 cani e fermarsi come un pullman di linea nella varie città. Ogni settimana ne parte sicuramente una, basta pagare il passaggio del cane (intorno ai 70 euro) e circa 24 – 30 ore dopo ce lo recapitano da qualche parte. Se il viaggio in aereo è molto stressante ma abbastanza rapido, queste staffette sono pessime dal punto di vista dello stress e dell’impossibilità di uscire dalla gabbia per tutto il viaggio; purtroppo, molto frequentemente, ci sono state fughe, gastroenteriti diffuse, malori e altri incidenti.

Come sia sia il cane finalmente giunge nella sua nuova famiglia, stanco, spaventato e confuso. E da qui in poi è tutta un’altra storia…

[to be continued…]

*la scrivente usa normalmente Amazon Prime, Bezos stai sereno, non ce l’ho con te!

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